Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti (1986)

Un complicato intrigo di donne, vicoli e delitti è un film di genere drammatico del 1986 diretto da Lina Wertmüller

Trama

Nunziata (Ángela Molina) un’ex prostituta, che gestisce un’equivoca pensioncina in un “basso” di Napoli, rimane ferita in un agguato nel quale muore un malavitoso. La donna non ha visto nulla, ma quando anche il figlio “Pummarurella” , un ragazzino di appena dieci anni, viene coinvolto nel giro dei piccoli spacciatori e consumatori di droga, la donna decide di scoprire la verità: i mandanti della lunga catena di delitti non sono boss della camorra, ma un gruppo di madri-coraggio, decise a salvare i propri figli dalla droga.

Curiosità

Inizialmente il film era stato intitolato Pizza e core e la protagonista doveva essere Lina Sastri, attrice molto attiva nel cinema di quel periodo, che però rinunciò.

La colonna sonora include il brano dal titolo Fantanasia, scritto da Vito Mercurio e Corrado Sfogli e inciso nel cd “Storie di Fantanasia” della Nuova Compagnia di Canto Popolare.

Nell’ autobiografia pubblicata presso Frassinelli nel 2006 la Wertmüller, a proposito del ragazzino che interpretò la parte di Pummarulella, ricorda con affettuoso rammarico:

Selvaggio ed ignorante quello scugnizzo non parlava neanche l’italiano, ma era intelligentissimo, e imparò la parte in inglese. Faceva il personaggio di Pummarolella. Era così soddisfatto del proprio lavoro che ero sicura di averlo recuperato. Aveva avuto la prova che studiare dava molte più soddisfazioni che non fare mascalzonate per le strade. Qualche anno dopo, mentre giravo a Napoli Sabato, Domenica e Lunedì, mi dissero che un ragazzo aveva chiesto di me, lasciandomi poi un biglietto su cui lessi: «Un bacio da Pummarulella…». Era lui. Peccato, l’avrei incontrato con piacere. Passò del tempo e presto ebbi la notizia che era stato ucciso. Lo avevano «incaprettato»: appeso con mani e piedi legati a un’unica corda dietro la schiena. Credo per questioni di droga. Aveva solo diciannove anni. Lasciava una moglie di sedici e un figlio di pochi mesi. Mi sento colpevole di averlo restituito ai vicoli di Napoli (pp. 247- 48).

Riconoscimenti

( Wikipedia)

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La donna della domenica (1975)

La donna della domenica è un film diretto da Luigi Comencini, tratto dall’omonimo romanzo del 1972 di Carlo Fruttero e Franco Lucentini.

La trama

Torino. Il commissario Santamaria (Marcello Mastroianni) indaga sull’assassinio di un individuo volgare ed equivoco, l’architetto Garrone (Claudio Gora), un professionista fallito che vivacchiava ai margini della Torino bene, da cui era tollerato ma disprezzato. L’omicidio è stato scoperto dal geometra Bauchiero (Dante Fioretti), che ha trovato il cadavere dell’architetto, ucciso da un’arma non convenzionale: un fallo in pietra. Quasi contemporaneamente all’interrogatorio del Bauchiero, i domestici della nobildonna Anna Carla Dosio (Jacqueline Bisset), appena licenziati, portano in commissariato un foglio su cui la Dosio ha scritto all’amico Massimo Campi (Jean-Louis Trintignant) che lei e Massimo «…devono fare fuori il Garrone», biglietto che la stessa Dosio ha poi rinunciato ad inviare e gettato in un cestino.

Il commissario deve muoversi con cautela tra una serie di personaggi altolocati e il proprio superiore, che, preoccupatissimo delle conseguenze, vorrebbe che certi nomi non venissero coinvolti affatto. Ciascuno dei sospettati aveva un movente per eliminare il Garrone e nessuno di loro ha un alibi convincente per il giorno e l’ora del delitto.

L’indizio chiave pare riferirsi ad un antico proverbio piemontese: «La cativa lavandera a treuva mai la bun-a pera» (La cattiva lavandaia non trova mai la buona pietra), il cui significato viene spiegato al commissario Santamaria dall’americanista Bonetto (Franco Nebbia) la pera è la pietra in dialetto piemontese, e la lavandaia che non trova la buona pera è una lavandaia che non ha voglia di fare il bucato.

Ma, accanto all’indagine ufficiale, ne viene condotta un’altra: il giovane impiegato comunale Lello Riviera (Aldo Reggiani), avendo appreso che l’amico Massimo Campi è tra i sospettati, decide di scoprire lui l’assassino per poter scagionare Massimo. Egli giunge infatti presto ad individuare il possibile assassino, ma quando si reca al Balon ( storico luogo di incontro della Torino “bene” e della Torino “male”) per trovare la conferma dei suoi sospetti, ci rimette la vita. Viene infatti trovato a terra, con il cranio sfondato da un pestello per mortaio.

Curiosamente al Balon, nello stesso momento, sono presenti quasi tutti i personaggi sospettati del primo delitto. Il secondo delitto accelera le indagini, il commissario Santamaria e il collega De Palma (Pino Caruso) stringono il cerchio e giungono finalmente all’incriminazione e all’arresto di chi ha commesso i due omicidi.

(Wikipedia)

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Hair (1979)

Hair è un film drammatico musicale, diretto da Miloš Forman, basato sull’omonimo musical di Broadway, scritto e diretto dagli sceneggiatori e compositori Gerome Ragni e James Rado.

Pur ispirandosi al musical teatrale ed essendo stato scritto dagli stessi autori, il film si differenzia profondamente dal lavoro rappresentato a Broadway, non solo nella trama ma anche nella sequenza dei brani musicali.

Fu presentato fuori concorso al 32º Festival di Cannes.

Trama

« Quando la luna entrerà nella settima casa e Giove sarà allineato con Marte, allora la pace guiderà il pianeta »
(Aquarius)

Claude (John Savage) è un giovane campagnolo statunitense dell’Oklahoma, chiamato alle armi per la guerra del Vietnam. Trasferitosi a New York pochi giorni prima della partenza, si imbatte a Central Park in un gruppo di Hippies, composto da Berger (Treat Williams), Jeannie (Annie Golden) Hud (Dorsey Wright) e Woof (Don Dacus). Innamoratosi con uno sguardo della bella Sheila (Beverly D’Angelo), figlia di genitori ricchi ed altezzosi, viene aiutato dal nuovo gruppo di amici a conquistarla. Sotto la guida di Berger, Claude si avvicinerà al mondo degli stupefacenti e al valore della libertà assoluta. Tra viaggi onirici e l’accrescere del senso di amicizia, il giovane si avvia al campo di addestramento, lasciando alle spalle un mondo per lui nuovo ed affascinante. Gli amici, decisi a fare incontrare per un’ultima volta Sheila e Claude, si dirigono verso il campo, e Berger si sostituisce all’amico per consentirgli di rimanere qualche ora con la ragazza che ama. In questo breve lasso di tempo, il campo viene evacuato ed i soldati trasportati a bordo di un aereo per il Vietnam. Il pacifista Berger si trova così suo malgrado a dover combattere per una guerra in cui non crede, mentre il giovane Claude riesce ad ottenere la libertà. Berger risulterà una delle innumerevoli vittime del conflitto.

Produzione

Già scritto e pensato dal trio Gerome Ragni, James Rado e Galt MacDermotHair fu rappresentato per la prima volta nei teatri americani nel 1967.

Già nel 1973 era stata offerta la regia di una riduzione cinematografica a George Lucas, il quale, però, rifiutò, per girare American Graffiti.

Quando Milos Forman, già celebre autore grazie al successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975), ne volle fare una trasposizione cinematografica nel 1979, lo spirito hippy su cui si era basato il musical teatrale del ’67, si era ormai ampiamente esaurito.

Ai provini per il film parteciparono Madonna e Bruce Springsteen, che rimasero però esclusi dalle scelte del casting.

Le scene ambientate al Central Park furono girate in pieno inverno, nonostante la sceneggiatura le collocasse temporalmente in estate. Per non mostrare l’effetto evaporazione durante la respirazione di ciascun attore, si ricorse ad un trucco: ogni interprete, mentre recitava, teneva un po’ di ghiaccio in bocca.

(Wikipedia)

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Missing – Scomparso (1982)

Missing – Scomparso (Missing) è un film di Costa-Gavras, (Oscar come sceneggiatore insieme con Donald Stewart), regista greco naturalizzato francese specialista del cinema politico.

Tratto dal libro The execution of Charles Horman: an American Sacrifice, scritto nel 1978 da Thomas Hauser, basato su una storia vera, narra la vicenda del giornalista newyorkese Charles Horman, scomparso in Cile nel settembre 1973 durante il golpe guidato dal generale Augusto Pinochet.

La pellicola vinse la Palma d’oro come miglior film al 35º Festival di Cannes

Le emozioni, la tensione e lo shock sono sottolineate dalle musiche di Vangelis, leggere e delicate in forte contrapposizione con le immagini dei molti cadaveri

Trama

Charles Horman (John Shea) è un giornalista statunitense che vive con la moglie Beth (Sissy Spacek) in un paese del Sud America, dove lavora come free-lance; nel mese di settembre egli si trova, insieme ad un’amica, Terry Simon, nella città balneare di Viña ed assiste ad un cruento colpo di Stato. Tornato nella capitale, viene arrestato dai militari che irrompono una mattina in casa; sconvolta dalla scomparsa del marito, Beth chiede aiuto all’ambasciata ed al consolato degli Stati Uniti per ritrovarlo ma le autorità statunitensi e del Governo del paese comunicano alla moglie di Horman che Charles è scomparso perché probabilmente si è nascosto per sfuggire al pericolo di essere rapito dai ribelli comunisti.

Ed Horman (Jack Lemmon), padre di Charles, è un uomo d’affari religioso e tranquillo che, una volta raggiunta Beth per avere notizie del figlio, rimane inizialmente convinto dalle spiegazioni fornite dai funzionari dell’ambasciata degli Stati Uniti: il console Putnam, l’ambasciatore ed il capitano Tower della Marina, ritenendo che il figlio abbia compiuto l’ennesima ragazzata, decidendo di sparire. Beth, al contrario, è convinta che il marito sia stato rapito e l’incontro con la giornalista Kate Newman ed il ritrovamento del cadavere di Frank Teruggi, un giornalista amico e collega di Charles, rafforzano le sue convinzioni ed inducono il padre a cambiare idea. La giornalista inoltre li informa sul lavoro che Charles ha svolto nei giorni precedenti la sua scomparsa: egli avrebbe incontrato Andrew Babcock, un ingegnere navale statunitense, ed il colonnello Sean Patrick, entrambi agenti dei servizi segreti degli Stati Uniti.

Consapevoli della pericolosa situazione in cui Charles si è invischiato, Ed e Beth iniziano a perdere la speranza di rivederlo vivo e, dopo un feroce diverbio all’ambasciata degli Stati Uniti, dove il padre si rifiuta di credere alla versione fornitagli da Putnam e Tower, secondo la quale suo figlio sarebbe ancora vivo ed in procinto di espatriare dal nord del paese, viene a conoscenza della verità: Charles è stato ucciso nella capitale nei sotterranei dell’Estadio Nacional de Chile il 19 od il 20 settembre e successivamente seppellito tra le mura della struttura.

Ed e Beth Horman lasciano il paese e tornano negli Stati Uniti senza aver potuto portare con sé i resti di Charles, ma dovendo anche già pagare per il futuro trasporto della salma. In chiusura il film spiega che solo dopo parecchi mesi i resti di Charles poterono essere trasportati negli Stati Uniti.

(Wikipedia)

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Brutti, sporchi e cattivi (1976)

Brutti, sporchi e cattivi è un film diretto da Ettore Scola, con Nino Manfredi.

Al centro del film sono la periferia romana dei primi anni settanta e le sue baraccopoli, raccontate impietosamente con tutte le loro miserie, morali e materiali.

Il film fu vincitore del premio per la miglior regia al 29º Festival di Cannes. La critica è concorde nel riconoscere la grande interpretazione di Nino Manfredi, che ha saputo delineare il personaggio di Giacinto “con straordinaria misura e sottigliezza”

Trama

Periferia di Roma, metà anni settanta: la vita quotidiana di una famiglia di circa venticinque persone si svolge nella povertà di una baraccopoli. A capo di tutti c’è il vecchio Giacinto Mazzatella: pugliese (di cui conserva il dialetto), guercio e dispotico, che tratta i suoi familiari come bestie.

Come ogni giorno, la famiglia lentamente si sveglia per andare a guadagnare qualche soldo, che solo pochi guadagnano in attività oneste. Festa grande per tutta la famiglia è il giorno della pensione della nonna: vanno tutti insieme a ritirarla, come una tribù, ma dopo aver ritirato il denaro ed averlo diviso fra tutti i componenti della famiglia, ognuno si avvia per la propria strada, lasciando l’anziana sola con i bambini, che hanno il compito di riportarla a casa.

Giacinto possiede un milione di lire, risarcimento dell’assicurazione per aver perso un occhio a causa di un getto di calce viva. L’uomo conserva gelosamente questo denaro ed è ossessionato dal fatto che i parenti glielo possano rubare, per cui lo nasconde continuamente in luoghi diversi. Una notte, in preda ad un incubo in cui vede i suoi parenti spendere il suo denaro, si sveglia di soprassalto e va a controllare il nascondiglio dei soldi, però non trovandoli. Inferocito sveglia tutta la famiglia e inizia a cercare il milione sotto i materassi, quando non lo trova afferra la doppietta che tiene sempre carica e minaccia di morte tutti i presenti se non gli restituiranno subito il denaro. Uno dei figli non dà peso alle minacce e si volta per andarsene, ma il vecchio Giacinto gli spara senza esitare, ferendolo ad una spalla. Portato in questura si ricorda all’improvviso che il denaro non lo aveva trovato perché si trovava in un altro nascondiglio segreto.

Un giorno Giacinto s’innamora ricambiato di una grassa prostituta napoletana, Iside, con la quale inizia a dilapidare i soldi, e che si porta in casa attirandosi le ire della moglie. Questa, per lavare l’affronto organizza l’assassinio di Giacinto con tutti i parenti, sua madre compresa. Il piano è semplice: viene organizzata la festa di battesimo di uno dei suoi nipoti, con Giacinto e la prostituta presenti, ma nel piatto dell’uomo è stato messo del veleno per topi. Giacinto mangia un’enorme porzione di pasta avvelenata ma improvvisamente si rende conto della cosa e scappa dal banchetto, riesce a vomitare subito e quindi si salva.

Tornato in forma, per vendicarsi, dapprima tenta di incendiare la baracca con i familiari, senza riuscirci. In seguito, decide di vendere per 800.000 lire la baracca a un altro sfollato, che si presenta con la propria numerosa famiglia per prendere possesso dell’abitazione. Mentre scoppia una rissa tra le due famiglie Giacinto arriva con l’auto (una cabriolet) acquistata con i soldi della vendita della baracca e distrugge accidentalmente quest’ultima.

Alla fine le due famiglie restano riunite nella baracca rimessa a posto, ma i propositi di Giacinto sono sempre gli stessi: cacciare tutti via dopo aver recuperato i soldi, che mette al sicuro facendoseli ingessare al braccio. Il film si chiude con una delle nipoti di Giacinto, Maria Libera, che, come tutte le mattine, va a prendere l’acqua alla fontana, stavolta però, mettendo in mostra la sua gravidanza: la famiglia è destinata ad allargarsi ulteriormente

Luoghi del film

Il film è girato quasi completamente a Roma, nella zona di Monte Ciocci, dal nome del casale di Ciocci, Torre di guardia, esattamente dopo la Scuola Agraria di via Domizia Lucilla; da qui il panorama che si affaccia sulla Cupola di San Pietro e l’Olimpica. La zona era stata, fino al 1977, veramente occupata da baracche piene di sbandati e di operai che lavoravano presso i cantieri di via Baldo degli Ubaldi e Boccea. Nella scena in cui la nonna va a ritirare la pensione è chiaramente riconoscibile il noto Palazzo delle Poste di Adalberto Libera in Via Marmorata, ambientazione poco credibile trattandosi di una zona di Roma molto distante dal Trionfale.

(Wikipedia)

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Balla coi lupi (1990)

Balla coi lupi (Dances with Wolves) è un film western prodotto e interpretato da Kevin Costner. La pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Michael Blake, autore anche della sceneggiatura.

Il film ha vinto sette premi Oscar, tra cui quello per il miglior film e miglior regista.

Trama

Nel 1863, durante la guerra di Secessione, il Tenente della cavalleria nordista John Dumbar (Kevin Costner), per aver compiuto un’azione eroica, riceve in premio il cavallo Sisko e l’autorizzazione ad andare a Fort Sedgewick, ultimo avamposto sulla frontiera indiana e lo raggiunge col carrettiere, che vi porta i rifornimenti. Ma i due trovano il fortino abbandonato, mentre gli scheletri dei difensori giacciono intorno. Mentre il carrettiere torna subito indietro (e sarà massacrato dai crudeli indiani Pawnee), Dumbar, entusiasmato dagli splendidi paesaggi incontaminati, riordina le capanne del forte, nasconde provviste ed armi e attende invano l’arrivo di truppe. Dopo qualche scontro coi Pawnee, che tentano di rubargli Sisko, e dopo aver fatto amicizia con un lupo solitario, John incontra i primi Sioux: Uccello Scalciante, capo religioso del villaggio vicino, Vento nei Capelli, coraggioso guerriero, e, in seguito, anche il vecchio Grande capo Dieci Orsi, i quali diventano presto suoi amici. Nella tribù c’è una donna bianca. Christine, soprannominata Alzata con Pugno, che è stata allevata dagli indiani e ora serve da interprete fra costoro e Dumbar. Quando un grosso branco di bisonti viene avvistato, John partecipa alla fortunata caccia, che garantisce cibo e indumenti per l’inverno ai Sioux, i quali, presto assaliti dai guerrieri Pawnee, li sconfiggono coi fucili, che John conservava al fortino. Vedendo giocare Dumbar intorno al fuoco con il lupo solitario, i suoi amici indiani lo soprannominano “Balla coi lupi”. Nel frattempo John e Alzata con Pugno ((Mary McDonnellsi amano, cosicchè Uccello Scalciante, dichiarato finito il lutto di lei per la morte del primo marito, li unisce in matrimonio, e i due vivono felici con la tribù. Purtroppo, però, John capisce che prima i soldati e poi i coloni invaderanno presto il territorio dei Sioux, perciò consiglia a Dieci Orsi di spostare l’accampamento nell’interno, ma, quando il capo si decide a farlo, e John corre al fortino per recuperare il suo diario, che potrebbe servire per localizzare gli indiani, viene catturato e malmenato da alcuni militari, che lo considerano un traditore, e, dopo avergli ucciso il cavallo e il lupo, lo avviano sotto scorta al forte vicino, per processarlo e farlo impiccare. Ma i Sioux lo liberano, uccidendo i soldati, e lo riportano al villaggio, da dove i due sposi partono tristemente, per non attirare l’odio dei bianchi sugli amici pellirosse.

Curiosità

Il romanzo da cui è tratto il film è stato scritto, in gran parte presso la casa di Kevin Costner, da Michael Blake tra il 1985 ed il 1987 e pubblicato nel 1988, ed è in questo periodo che Costner comprò i diritti del libro per farne un film. Il film è stato girato dal 18 luglio al 23 novembre 1989 tra il Sud Dakota e il Wyoming, seguendo l’ordine cronologico delle scene, con eccezione delle scene iniziali della battaglia tra Nordisti e Sudisti.

Gran parte delle riprese sono state effettuate nelle Black Hills del Dakota del Sud. Sono state usate oltre centocinquanta comparse per ricreare la tribù indiana e quasi quattrocento cavalli. Per girare la spettacolare sequenza della caccia ai tatanka (bisonti) nella prateria, è stato impiegato un branco di 3.500 animali presso il Triple U Buffalo Ranch. Sono stati utilizzati ventiquattro attori indiani a cavallo. Per le scene con il lupo “Due Calzini” sono stati usati due lupi addomesticati. In una scena in campo aperto è possibile notare nel cielo la scia lasciata da un aereo.

La location dell’accampamento indiano si trova presso il fiume Belle Fourche nel Dakota del Sud. Le scene del campo indiano d’inverno furono girate presso lo Spearfish Canyon, a sud-ovest di Latchstring Inn e Roughlock Falls. Gli attori principali che interpretano gli indiani non appartengono ai Sioux per cui, per girare il film, hanno dovuto prendere lezioni di lingua Lakota. Nella scena dove i coloni vengono massacrati dagli indiani Pawnee, compaiono la moglie e la figlia (che interpreta Christine, futura Alzata Con Pugno) di Kevin Costner. Doris Leader Charge (1931-2001) e l’attrice Pretty Shield (la moglie di Dieci Orsi) sono state le referenti per quel che riguarda la riproduzione sul set della cultura Sioux.

La colonna sonora del film è stata scritta da John Barry e ha vinto il premio oscar e un Grammy nella relativa categoria. È stata citata da papa Giovanni Paolo II come una delle sue musiche preferite.

(Wikipedia)

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Brubaker (1980)

Brubaker è un film diretto da Stuart Rosenberg e interpretato da Robert Redford.

È una delle opere più rappresentative del cinema d’impegno sociale caro a Redford, ispirata a una storia realmente accaduta a Thomas Murton, un criminologo incaricato alla fine degli anni sessanta di riformare il sistema carcerario dell’Arkansas, esperienza dalla quale trasse poi un libro.

Le squallide condizioni di detenzione, la violenza e la corruzione rappresentate nel film furono anche oggetto di un caso giudiziario del 1970 (Holt v. Sarver), quando una sentenza della Corte Federale degli Stati Uniti sancì che il sistema carcerario dell’Arkansas violava i diritti costituzionali dei detenuti, e ordinò che fosse avviato un processo di riforma.

Trama

Henry Brubaker (Robert Redford) è un criminologo riformista ed ex capitano dell’esercito, al quale viene affidato il compito di dirigere un penitenziario in Arkansas, dove non sono previste guardie carcerarie e dove l’ordine interno è mantenuto da detenuti cosiddetti “affidabili”. Al fine di rendersi conto delle reali problematiche dell’istituzione, l’uomo si introduce nel carcere fingendosi, per alcuni giorni, detenuto egli stesso e scoprendo così le drammatiche condizioni in cui i carcerati vengono a trovarsi: le violenze fisiche e psicologiche, i continui soprusi, lo sfruttamento cui essi sono costantemente sottoposti dai commercianti della città e, non di rado, la morte.

Una volta svelata la sua identità, inizia un’azione di radicale cambiamento della vita all’interno della prigione, cercando di eliminarne le ingiustizie e scontrandosi con i corrotti membri del comitato per la gestione del penitenziario. Nella sua opera il nuovo direttore viene sostenuto da Lillian (Jane Alexander), la donna che lo ha voluto alla guida di Wakefield, ma il suo sostegno viene meno nel momento in cui lo scontro con la burocrazia e soprattutto con la politica emerge in tutta la sua evidenza quando Brubaker si rifiuta di fermare gli scavi in un campo dove sono stati seppelliti dei detenuti trucidati all’interno del carcere.

Dickie, detenuto del gruppo degli affidabili, all’inizio si mostra scettico nei confronti del nuovo direttore, ma lentamente si rende conto del valore del suo operato, fino a rendergli completo tributo nel momento in cui egli, appena rimosso dall’incarico, si appresta a lasciare il penitenziario.

Curiosità

– Il film fu girato in Ohio, nel carcere di Junction City nella Contea di Perry, e nella Contea di Fairfield.

– La regia fu inizialmente affidata a Bob Rafelson, che per divergenze con la produzione e forse anche con lo stesso Redford (Rafelson voleva realizzare un film totalmente politico) fu sostituito da Stuart Rosenberg, uno dei migliori registi di pellicole carcerarie (aveva diretto Paul Newman nel 1967 in Nick mano fredda).

– È il primo film accreditato di Morgan Freeman che appare poi anche in  altri film di prigione, tra cui Le ali della libertà (1994), Attica (1980), e The Execution of Raymond Graham (1985).

Frasi celebri

Mettiamo bene una cosa in chiaro. La maggior parte di voi merita di essere qui. Credo che fondamentalmente non abbiate nessun rispetto per il prossimo o per voi stessi. Se ne volete per voi, dovete guadagnarvelo. (Brubaker)

Se non sei dentro un sistema, non puoi cambiarlo. (Brubaker)

Spiegami una cosa sull’essere un affidabile… quando sei nei campi, in sella al tuo cavallo, con tanto di fucile, con tutti i jolly in mano… cosa ti trattiene dal fuggire? (Brubaker)

(Wikipedia)

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No grazie, il caffè mi rende nervoso (1982)

No grazie, il caffè mi rende nervoso è un film commedia noir diretto da Lodovico Gasparini ambientata nel mondo dello spettacolo con protagonista un eccezionale Lello Arena e con Massimo Troisi e James Senese che interpretano se stessi.

Trama

Un pazzo maniaco omicida, che si fa chiamare Funicolì Funicolà, minaccia di far saltare l’organizzazione del Primo Festival Nuova Napoli  e per raggiungere il suo scopo è pronto a uccidere chiunque possa rappresentare il “nuovo”; ne fanno le spese il musicista James Senese e l’attore Massimo Troisi che interpretano loro stessi.

Le indagini ufficiali sono condotte dal Commissario Ventura, mentre anche il protagonista, Michele Giuffrida, un giornalista del Mattino di Napoli, e la sua quasi – ragazza Lisa tentano in tutti i modi di arrivare alla verità.

Il finale di No grazie il caffè mi rende nervoso è a sorpresa: il maniaco-assassino è lo stesso protagonista Michele Giuffrida, o meglio una delle molteplici personalità  del suo complesso personaggio schizofrenico; viene scoperto e arrestato nel suo scantinato che aveva adibito a base operativa, nonché a tempio della “napoletanità” (statua di Pulcinella, statuetta di San Gennaro, bambole varie, un ciuccio con i colori del Napoli, gagliardetti e foto della squadra, gigantografia del panorama del golfo,etc.etc.) .

(Wikipedia)

Frasi del film

Massimo Troisi : Nunn’è overo, io nun voglio cagnà Napule, a me me piace’ a pizza’, ‘o mandulin… e ppoi cagnat’ Mantova, Rovigo… io so’ gghiut’ a Rovigo co’ mio padre diec’ ann’ fa… so’ turnat’ è semp’ ‘a stess’… cagnat’ Rovigo!!

Il maniaco che telefona Pronto Nicò! Nicò t’aggia spara t’aggia levà n’coppa a faccia da terra nun ce pozz fa nient! E a murì! E capite che e a murì! Come?… Casa Signoriello!

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American Gigolò (1980)

American Gigolò è un film  scritto e diretto da Paul Schrader

Trama

Julian Kay (Richard Gere) è un gigolò, amato dalle donne per la prestanza fisica e la bellezza mascolina. Inizialmente alle dipendenze di Anne, si ritrova a lavorare per Leon (Bill Duke), uomo senza scrupolo alcuno. Julian incontra per caso Michelle Stratton (Lauren Hutton) moglie del senatore Charles, ed i due si innamorano. Leon nel frattempo induce Julian a concedere una prestazione ad una coppia depravata, i Rheyman. La signora Rheyman viene trovata uccisa in modo cruento e Julian si trova tra gli indiziati, incalzato dal detective Sunday. Abbandonato da tutti, capisce di essere oggetto delle macchinazioni del senatore Stratton, aiutato da Leon.

Incapace di difendersi, Julian incontra direttamente il senatore e, alla ricerca della verità, mette alle strette Leon, che accidentalmente precipita dalla finestra dopo un’accesa discussione con Julian. Quest’ultimo viene a questo punto arrestato con l’accusa di omicidio, dal quale verrà però scagionato da una cameriera che lo ha visto tentare di salvare Leon. Michelle resasi conto del cinismo del marito, candidato al ruolo di governatore della California, e dell’amore che prova per Julian, come prova estrema d’amore abbandona il tetto coniugale e scagiona Julian fornendogli un alibi di ferro, affermando di aver trascorso con lui la notte durante la quale è stato commesso l’omicidio.

Riconoscimenti

  • 1981- Golden Globe
    • NominationMigliore colonna sonora originale
  • 1981- Golden Globe
    • NominationMiglior canzone originale

Curiosità

Gli abiti indossati da Richard Gere furono disegnati dallo stilista italiano Giorgio Armani.

Inizialmente la parte di Julian Kay fu assegnata prima a Christopher Reeve, poi a John Travolta che rifiutarono. Così la parte del protagonista venne assegnata definitivamente a Richard Gere.

Anche la parte di Michelle Stratton fu assegnata inizialmente a Meryl Streep, che però rifiutò l’offerta perché non le piaceva il tono del film. Così venne assunta Lauren Hutton.

(Wikipedia)

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Ghostbusters – Acchiappafantasmi (1984)

Ghostbusters – Acchiappafantasmi (Ghostbusters) è un film diretto da Ivan Reitman e interpretato da un gruppo di attori provenienti dalla popolare trasmissione televisiva Saturday Night Live.

Produzione

I dottori Venkman, Stantz e Spengler, studiosi di parapsicologia, scienziati bizzarri e pasticcioni, vengono cacciati dall’università e decidono d’inventarsi un mestiere: dietro lauto compenso, libereranno gli immobili da ectoplasmi nocivi e fantasmi che infestano New York.

Il film ha ottenuto 5 candidature a Premi Oscar e 3 candidature a Golden Globes. Al Box Office Usa Ghostbusters – Acchiappafantasmi ha incassato 1,7 milioni di dollari

Location

La pellicola si svolge a New York ma è stata girata sia a New York sia a Los Angeles.

Il quartier generale degli Acchiappafantasmi è costituito da due caserme dei pompieri (entrambe costruite nel 1912): l’esterno appartiene alla caserma Hook and Ladder numero 8 nel quartiere Tribeca di New York; l’interno, invece, è di un’altra caserma al 225 East Fifth Street di Los Angeles. Nel film viene così descritta da Egon: “Questo edificio dovrebbe essere evacuato. C’è un grave logoramento di tutte le strutture portanti, impianti idrico ed elettrico del tutto inadeguati alle nostre esigenze e il circondario sembra una zona smilitarizzata…”. L’interno della caserma è stato usato come set cinematografico in una scena di Grosso guaio a Chinatown (1986) e in alcune scene di The Mask (1994).

A New York sono state effettuate anche delle riprese nella Biblioteca pubblica di New York (nella parte iniziale), al Lincoln Center, alla Tavern on the Green e al 55 di Central Park West in un edificio del 1929 nell’Upper West Side che, dopo il film, è stato rinominato “Ghostbusters Building”. Il palazzo, in realtà, non è un grattacielo, e la maggior parte dei piani che si vedono nel film sono un effetto speciale. Il tempio di Gozer collocato in cima fu realizzato dal famoso scenografo ed art-designer John DeCuir (1918-1991). Il set era così grande da riempire tutto lo Studio 18 della Columbia tanto che Ivan Reitman, per alcune inquadrature, fu costretto a posizionare le cineprese al di fuori delle porte.

L’hotel in cui si trova il fantasma verde Slimer è all’esterno l’Algonquin Hotel di New York e all’interno il Biltmore Hotel di Los Angeles. Il veicolo utilizzato per l’Ecto 1 durante le riprese era un Cadillac Miller-Meteor del 1959 modificata in ambulanza

(Wikipedia)

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