Le mele marce (1974)

Le mele marce (Open Season) è un film di genere Drammatico, diretto da Peter Collinson basato sul romanzo “The all-americans'” di David D. Osborn che ne ha anche co-scritto la sceneggiatura.

Trama

Greg (John Phillip Law), Artie (Richard Lynch)  e Ken (Peter Fonda), tre amici appartenenti alla buona borghesia, sposati e con figli, celano sotto la loro apparente rispettibilità un’abietta propensione alla violenza, cui danno libero sfogo quando una volta all’anno, raggiungono col pretesto di una battuta di caccia un loro solitario e attrezzato rifugio sulle sponde del lago Michigan. Partiti ancora una volta per uno dei loro soliti, nefandi “week-end”, i tre sequestrano lungo la strada una coppia di amanti, Nancy (Cornelia Sharpe) e Martin (Alberto de Mendoza), li costringono con la minaccia delle armi, a una forzata coabitazione con loro; obbligano l’uomo a fargli da servo, mentre Nancy, nell’illusoria speranza di rabbonirli, si concede a Ken; li liberano, infine, ma solo perché vogliono usarli come preda di una caccia ben più eccitante di quella alla selvaggina. Sia Martin che Nancy muoiono sotto i colpi dei tre criminali, ma l’improvvisa comparsa di un “giustiziere” – il padre di una delle loro vittime – pone fine per sempre ai loro tragici “giochi”.

Curiosità

Le scene di interni dentro al padiglione di caccia sono state girate in un teatro di posa presso i Pinewood Studios in Inghilterra su un set a grandezza naturale. Le scene di apertura a casa di Kenny e le scene in esterni sull’isola sono state tutte girate in location in Spagna.

( Wikipedia)

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Manifesto originale

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Easy Rider (1969)

Easy Rider, conosciuto anche come Easy Rider – Libertà e paura, è il più famoso “film di strada” della storia del cinema. Diretto e interpretato da Dennis Hopper (Billy) con Peter Fonda (Wyatt “Capitan America”) e Jack Nicholson (George Hanson). Nel 2012 è uscito il prequel Easy Rider: The Ride Back.

Trama

Billy e Wyatt, decidono di fare un viaggio sui loro choppers (motociclette degli hippy degli anni ’60) e si impongono di raggiungere New Orleans, giusto in tempo per il carnevale. Il viaggio, però, sarà una specie di odissea psichedelica, e sullo sfondo si imporrà prepotentemente un terzo protagonista, il paesaggio americano, nelle sue diverse e splendide forme.

Il tema classico del viaggio si mescola con quelli della cultura alternativa degli anni ’60: marijuana, musica pop, protesta hippy, pacifismo, crisi del mito americano. In varia misura furono ammirate la colonna musicale (che include brani di Byrds, The Band, Robbie Robertson, Jimi Hendrix, Bob Dylan, Steppenwolf), la bizzarra tecnica di montaggio, la suggestiva fotografia di Laszlo Kovacs, l’interpretazione di Nicholson. Molte riserve sul suo sessismo di fondo, sulla sgangherata sceneggiatura (scritta da D. Hopper con P. Fonda e Terry Southern), persino sulla conclusione troppo deprimente, trasparente allusione alle uccisioni dei due Kennedy e di Martin Luther King: “le immagini della terribile fine della festa, del pugno di ferro del realismo che intendeva liquidare definitivamente il sogno.” (Furio Colombo, 1999).

Rilevanza cinematografica

Considerato da molti critici il film simbolo della Nuova Hollywood, ha vinto il premio per la miglior opera prima al 22º Festival di Cannes e ha guadagnato due nomination all’Oscar come miglior sceneggiatura e miglior attore non protagonista (Jack Nicholson). Nel 1998 è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Nel 1998 l’American Film Institute l’ha inserito all’ottantottesimo posto della classifica dei migliori cento film statunitensi di tutti i tempi, mentre dieci anni dopo, nella lista aggiornata, è salito all’ottantaquattresimo posto.

Film molto importante, si inserisce nel contesto culturale del ’68, cultura di controtendenza e voglia di evasione – libertà da una piatta società medio-borghese. Il tema del viaggio percorre e traccia le linee generali del film: da molti critici è infatti considerato il road movie per eccellenza ed è indubbiamente il film su due ruote più celebre in assoluto.

Il film esprime chiaramente la cultura del mondo hippie di fine anni ’60: i protagonisti sono malvisti dalla gente comune per il loro aspetto, il loro modo di vestire, di vivere e di comportarsi, pur essendo persone non violente che vanno per la loro strada senza creare fastidi. Particolarmente apprezzata la fotografia e i relativi paesaggi, in particolare le ambientazioni nelle zone desertiche del Sud statunitense, che restano impresse negli occhi dello spettatore; da segnalare anche le immagini psichedeliche, tipiche del periodo, durante la visita di New Orleans. A livello visivo è fondamentale anche la carrellata di veri disegni eseguiti da detenuti del carcere che compare in una scena del film.

Importante anche la colonna sonora, composta da canzoni rock del periodo fine anni sessanta (soprattutto la celeberrima Born to Be Wild degli Steppenwolf), diventata un disco di grande successo che si tramanda tra le generazioni. Molti dei brani della colonna sonora sono stati raccolti nell’album dei The Byrds Ballad of Easy Rider.

Curiosità

  • Con il successo ottenuto per l’interpretazione nel film, Jack Nicholsondecise di proseguire la carriera di attore, che in quel periodo voleva abbandonare per fare il regista.
  • Il film non si avvaleva di un vero e proprio copione: gran parte dei dialoghi sono improvvisati durante le riprese.
  • È il primo film in cui i protagonisti fumano tranquillamente marijuanasenza poi commettere atti criminali. Gli attori fumano realmente sul set, e nella scena in cui Jack Nicholson dice: con tutti gli strati sociali e ride, la risata è dovuta al fatto che era sotto l’effetto della marijuana (nella versione originale la frase risulta quasi uno scioglilingua).
  • Durante la scena nella quale Fonda piange in un cimitero vicino a una statua della Madonna, ripete più volte frasi non del tutto comprensibili, ad esempio: “Perché mi hai lasciato solo, mamma…”: sembra che quella battuta fosse stata detta casualmente durante una crisi del protagonista dovuta all’uso di LSD. In realtà la madre di Peter Fonda morì quando lui era ancora adolescente.
  • La moto usata da Peter Fonda nel film è un chopper (Captain America) del 1969, costruito da Ben Hardy, un meccanico afroamericano di Los Angelesche aveva costruito il Panhead di “The Wild Angels” (dove conobbe Peter Fonda): Hardy acquistò per 500 $ l’una, quattro Hydra Glide motorizzate Harley-Davidson Panhead del ’49, ’50 e ’52 a un’asta della polizia, quindi le modificò, eliminando tutto il ‘superfluo’ (alla moda dei ‘fuori legge’ del primo dopoguerra) riverniciandole e modificando forcelle e serbatoi su suggerimento dell’attore (dalla rivista LowRide n. 17, novembre 2009): tali modifiche passeranno alla storia del motociclismo, creando il concetto di chopper ‘moderno’.
  • Il soggetto della pellicola è ispirato al celebre film italiano Il sorpassodi Dino Risi, uscito negli Stati Uniti con il titolo “The Easy Life”.
  • Il rapper italiano Caparezzacita il film nella canzone Eroe (Storia di Luigi delle Bicocche): “[…] Da giovane il mio mito era l’attore Dennis Hopper, che in Easy Rider girava il mondo a bordo di un chopper […]”.

(Wikipedia)

Foto

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Locandina originale

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